Colloquio Commissione Accertamenti Attitudinali nei Concorsi Militari Forze Armate e Forze di Polizia con il dott. Vincenzo Castaldo, già Capitano Psicologo Selettore Militare.
Se è la prima volta che affronti un Concorso Militare o di Polizia, leggi questa Guida Concorsi Militari e Polizia.
Colloquio Commissione Accertamenti Attitudinali – Introduzione
Nell’ambito dei Concorsi Pubblici indetti dalle Forze Armate e Forze di Polizia, generalmente, ogni prova concorsuale è presieduta da una specifica Commissione che, nel caso di interesse, è denominata Commissione per gli Accertamenti Attitudinali.
Di solito è composta da un Presidente, due o più membri tecnici e uno o più segretari.
Nella quasi totalità dei casi ci si avvale di personale già in forza all’organizzazione militare o di polizia. Tuttavia, in alcuni casi, è possibile, tramite avviso pubblico, incaricare specialisti esterni (solo per i membri tecnici).
Cosa importante, i membri tecnici sono sempre Selettori esperti (Ufficiali/Funzionari Psicologi e/o Periti Selettori). Mentre, per quanto riguarda il Presidente, può essere sia un Tecnico, sia, più spesso, un Ufficiale o Funzionario dei ruoli ordinari.
Come vedremo qui di seguito, tra i tanti compiti e responsabilità, la Commissione per gli Accertamenti Attitudinali ha anche la facoltà di condurre collegialmente un Colloquio Psico-attitudinale.
Colloquio Commissione Accertamenti Attitudinali – Compiti
Come si evince dai vari bandi di concorso e relative procedure degli accertamenti attitudinali, primo compito della suddetta Commissione è supervisionare tutto il lavoro svolto dai Selettori (Somministrazione Test Psicottitudinali + Colloqui individuali e/o di Gruppo).
In particolare, si esamina l’operato dei selettori, sia a livello sostanziale (coerenza interna), sia a livello formale (correttezza amministrativa e procedurale).
Inoltre, secondo compito fondamentale, alla Commissione per gli Accertamenti Attitudinali spetta la notifica circa gli esiti a tutti i candidati, idonei e non idonei.
Tale notifica può avvenire con diverse modalità. Si va dalla mera notifica della decisione (es. non idoneo secondo il famigerato art. 11 e altre diciture amministrative similmente sterili), sino alla restituzione verbale delle criticità emerse in caso di non idoneità.
Colloquio Commissione Accertamenti Attitudinali – Importanza del Feedback
In particolare, questa seconda modalità di notifica (fornire un feedback ai candidati) si ritiene auspicabile e doverosa per almeno 6 motivi:
- Riconoscimento etico ai candidati e alle loro famiglie per gli sforzi emotivi, temporali ed economici profusi;
- Consentire ai candidati risultati non idonei di poter apprendere dall’esperienza e, così, migliorarsi per un’eventuale futura ricandidatura;
- Reputazione organizzativa, evitando inutili “vuoti” di senso, altrimenti colmati con congetture deresponsabilizzanti (“tutta colpa di…”) o, peggio, con aperte critiche alle organizzazioni militari e di polizia (es. sono tutti raccomandati);
- Screening psicosociale, offrendo, ai candidati che dovessero palesare problematiche importanti, informazioni potenzialmente preziose in un’ottica di cura e auto-tutela psicologica;
- Riduzione del carico amministrativo ed economico, sia per le organizzazioni che per i candidati (minori richieste di Accesso agli Atti e ridotte possibilità di intentare un costoso, quanto spesso inutile Ricorso);
- Ritorno organizzativo, derivante dal fatto che comunicando efficacemente le criticità ai candidati, si accrescerebbero le possibilità di ulteriori e più proficue ricandidature future. Evitando o riducendo, per questa via, continui scorrimenti al “ribasso” delle graduatorie.
Vediamo, a questo punto, nel prossimo paragrafo, in quali casi e modalità, può aver luogo il Colloquio Collegiale con la Commissione per gli Accertamenti Attitudinali.
Colloquio Commissione Accertamenti Attitudinali – Modalità
Non tutti sanno che è la Commissione, di fatto, ad avere l’ultima “parola”. Tutti i selettori, infatti, “propongono” e “sottopongono” le proprie valutazioni alla Commissione, a cui spetta la decisione finale.
Dunque, la Commissione per gli Accertamenti Attitudinali ha un ampio margine di discrezionalità e decisionalità.
Volendo riassumere tutti questi possibili scenari, potremmo avere, in particolare, i seguenti casi:
- La Commissione ratifica semplicemente quanto deciso dai selettori e si limita ad un mero controllo burocratico della documentazione;
- La Commissione non ratifica quanto proposto dai selettori e dispone su iniziativa un nuovo colloquio, condotto direttamente o affidato ad un Selettore terzo;
- La Commissione, su indicazione dei selettori, dispone un nuovo e conclusivo colloquio collegiale;
- Infine, ultima possibilità, la Forza Armata o di Polizia, decide di default di sottoporre tutti i candidati ad un Colloquio collegiale con la Commissione per gli Accertamenti Attitudinali (come disposto recentemente, per esempio, dagli Accertamenti Attitudinali dei Carabinieri).
Insomma, si va da un lavoro quasi esclusivamente di natura burocratica e amministrativa, a possibilità di intervento su richiesta degli specialisti o su iniziativa, sino ad arrivare al Colloquio con la Commissione per gli Accertamenti Attitudinali di default.
Pertanto, considerando la possibilità sempre viva di questo particolare colloquio, potrebbe rivelarsi utile qualche ulteriore riflessione pre-concorsuale.
Colloquio Commissione Accertamenti Attitudinali – Riflessioni
Com’è intuibile, un colloquio psicoattitudinale, già ansiogeno per definizione in una dinamica uno-a-uno, in un contesto “pubblico”, com’è quello operato da un’intera commissione, può elevare ulteriormente questo volume emotivo.
Ciò premesso, tuttavia, occorre fare una prima considerazione. Ossia che, a livello “costitutivo”, un colloquio collegiale non è affatto diverso dal colloquio individuale. Questo perché, seppur di fronte a 3 o più intervistatori, si può comunque interagire solo con un membro per volta!
Quindi, in termini sostanziali, direi che non cambia assolutamente nulla per quanto riguarda il “contenuto” (domande e risposte) della comunicazione che può aver luogo durante un Colloquio con la Commissione per gli Accertamenti Attitudinali.
Ciò che, come abbiamo sopra accennato, cambia sicuramente, è il “contesto” in cui tale comunicazione avrà luogo. Si è di fronte a 3 o 4 persone contemporaneamente, quindi, in un contesto pubblico.
In ragione di questo aspetto, l’esame riflessivo che ti propongo è, pertanto, più di natura emotiva che cognitiva. Ovvero: parlare in pubblico ti crea/ha creato problemi?
Alla luce di questa domanda, se non si sono mai incontrati problemi in situazioni di public speaking, questo colloquio può essere affrontato tranquillamente alla stregua di un colloquio individuale.
Qui trovi le tre principali tipologie di colloqui psicoattitudinali:
Se, invece, sai/senti di avere qualche preoccupazione di troppo, oppure hai già sperimentato delle difficoltà in tal senso, il suggerimento scontato è di “correre ai ripari”.
Come affrontare il Colloquio con la Commissione per gli Accertamenti Attitudinali?
Se pensi di poter incontrare problemi nell’affrontare il Colloquio collegiale con la Commissione per gli Accertamenti Attitudinali, ti suggerisco, in particolare, 4 possibili percorsi:
- Metodo dello Specchio;
- Corsi di Public Speaking;
- Orientamento Psicoattitudinale;
- Psicoterapia.
Metodo dello Specchio
Un metodo molto semplice e immediato per praticare in autonomia l’esposizione pubblica è quello del parlare da soli allo specchio. Puoi partire, per esempio, dal reperire gratuitamente online domande tipiche di un qualsiasi colloquio di lavoro. Una volta reperite un pool sufficientemente ampio ed esaustivo di possibili domande, ci si intervista da soli parlando ad alta voce davanti ad uno specchio.
Osservando in questo modo il nostro comportamento non verbale (gesti, mimica facciale, sguardo, ecc.), infatti, andiamo ad aggiungere un elemento pseudo-pubblico, che altrimenti da soli non sarebbe possibile. Se parliamo a noi stessi, infatti, non ci osserviamo, ma ci ascoltiamo soltanto (canale uditivo). Quindi, l’aggiunta di questo ulteriore elemento comunicativo (canale visivo), può avvicinarci, in una certa misura (dipendente anche dal nostro grado di immedesimazione), all’esperienza del parlare in pubblico e consentirci di allenare le nostre capacità di esposizione.
Corsi di Public Speaking
Una seconda possibilità, potrebbe essere quella di affrontare un corso di formazione in public speaking. Il merito di questi corsi è di allenare a presentare pubblicamente se stessi o specifici argomenti davanti ad un pubblico reale in carne ed ossa (quindi, non immaginario come per lo specchio). Pertanto, può costituire un’ottima palestra per allenarsi direttamente sul campo all’esposizione. Inoltre, essendo di breve durata (di solito poche giornate lavorative), ben si conciliano con i tempi stringenti di un concorso.
Orientamento Psicoattitudinale
Terza possibilità, potrebbe riguardare una consulenza di valutazione e orientamento psicoattitudinale. Attraverso una serie di test e di colloqui, si può essere valutati e preparati non solo in chiave espositiva, ma anche e soprattutto a livello psicologico e attitudinale.
Dunque, a differenza dei primi due metodi, non ci si concentra solo sull’elemento comunicativo. Sulla mera performance espositiva, ma anche e soprattutto sulle caratteristiche psicoattitudinali che saranno poi oggetto di valutazione al concorso.
Psicoterapia Personale
Infine, se di fronte al parlare in pubblico, al di là della fisiologica ansia da prestazione, provi emozioni più potenti, invasive o addirittura terrifiche, è inutile girarci attorno, e ti suggerisco caldamente la possibilità di affrontare un percorso di psicoterapia personale. Questo, al fine, di andare ad accrescere la propria consapevolezza (conoscenza di sé) e, per questa via, il proprio senso di autoefficacia (“ce la posso fare”).
E, si badi, questo lavoro non lo si sta suggerendo solo in un’ottica concorsuale. Ovvero, “per superare gli accertamenti attitudinali”. Un lavoro di questa natura lo si ritiene auspicabile soprattutto in un’ottica personale (cura di sé) e di futuro impiego.
Approfondimento: Affrontare con Sicurezza il Colloquio Psicoattitudinale.
Come vestirsi al colloquio?
Forse questo aspetto del come vestirsi al colloquio con lo psicologo (psichiatra, perito selettore e commissione), merita un approfondimento. Meglio allora chiarire con esempi concreti:
- unghie corte e, per le donne, senza smalto colorato (al più, trasparente);
- capelli corti e ben curati per gli uomini, capelli ordinati o raccolti per le donne;
- evitare monili (bracciali e gioielli) vistosi e/o numerosi.
- per gli uomini: attenzione alla barba. Curata potrebbe “passare”, ma dato che durante l’addestramento non sarà consentita, vi suggerisco di radervi anche per il concorso.
- ancora, per i candidati di sesso femminile, si suggerisce di evitare un trucco “pesante” e troppo appariscente. Così come si suggerisce assolutamente di evitare scollature vistose;
- se candidati per concorsi VFI e Scuole Militari, si suggerisce un abbigliamento classico-sportivo (no pantaloni stracciati e/o maglie e felpe con scritte ambigue e colori sgargianti);
- se candidati per concorsi Ufficiali/Commissari e Marescialli/Ispettori, si suggerisce un completo scuro (giacca e cravatta) per gli uomini e tailleur per le donne;
- completo scuro e tailleur anche per gli agenti delle forze dell’ordine (solo per i colloqui psicoattitudinali, inclusa la commissione).
Naturalmente, si ribadisce una cosa importante: l’abito fa solo “mezzo” monaco. Non sarà certo per una barba che si potrà escludere un candidato altrimenti valido o per non aver indossato la cravatta! L’idoneità psicoattitudinale è un discorso soprattutto di “sostanza”. Però è bene iniziare con il piede giusto. Perché arrivare in un contesto formale con un abbigliamento non consono, veicolerà immediatamente un terribile presagio alla commissione: che non avete la più pallida idea di dove vi troviate!
In conclusione, ciò che suggerisco sempre a tutti i miei aspiranti è: dovete arrivare al colloquio con un aspetto esteriore che sia il più possibile simile a quello che avrete in futuro con la vostra uniforme (o divisa) indossata.
Colloquio Commissione Accertamenti Attitudinali – Esempi di domande
Per farsi un’idea sulla tipologia di domande che si possono incontrare in un colloquio psicoattitudinale:
- Descrivi il tuo carattere (pregi e difetti)
- Qual è stata, sinora, la difficoltà più importante che hai vissuto nella tua vita e come l’hai affrontata?
- Secondo te cosa fa un (ruolo per cui si concorre) Volontario/Agente, Maresciallo/Ispettore o Ufficiale/Commissario)?
- Quali sono secondo te i sacrifici e le sfide della vita militare o di polizia?
- Quali sono secondo te i vantaggi della vita militare o di polizia?
- Perché vuoi diventare militare (o poliziotto, finanziere, carabiniere, penitenziario, ecc.)?
- Cosa ti aspetti dalla vita militare?
- Hai l’occasione di presentarti, parlaci di te…
- Perché hai scelto l’Esercito e non la Marina Militare o l’Aeronautica Militare e viceversa? (a questo proposito leggi Scegliere tra Esercito, Marina e Aeronautica Militare: Guida)
- Come mai hai scelto i Carabinieri, piuttosto che la Polizia di Stato o la Guardia di Finanza? (a tal proposito leggi Scegliere tra Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza: Guida)
- Perché vorresti entrare in Polizia Penitenziaria?
Colloquio Commissione Accertamenti Attitudinali – Errori da Evitare
Molti candidati, a mio avviso, si concentrano troppo sul breve periodo. “Devo/Voglio superare gli accertamenti attitudinali”, come se, questi, segnassero la fine di tutte le “pene” e le “ansie”.
In realtà, dovresti approcciare questa fase concorsuale solo come l’inizio di una vita lavorativa, sì entusiasmante e desiderata, ma anche estremamente richiedente sul piano psicofisico (pensa alle emergenze, alle situazioni potenzialmente pericolose, ai turni talvolta lunghi e irregolari, alle responsabilità istituzionali) e psicosociale (trasferimenti, pendolarismo, lunghe assenze da casa, reperibilità costante, ecc.)!
Dunque, nel tuo esclusivo interesse, posto il sacrosanto desiderio di vestire l’uniforme, ti suggerisco caldamente di approcciare questo step, da una parte, riponendo piena fiducia nei Selettori. Che non sono lì per dispensare gratuitamente non idoneità a destra e a manca.
Sono li, sì, per rispondere alla Committenza, Forze Armate e Forze di Polizia che gli richiedono di selezionare i candidati più adatti. Ma sono lì anche, benché forse dura a credersi, nel tuo interesse di Persona.
Avviarti, infatti, non ancora pronto/a a vestire l’uniforme verso una professione così richiedente, significherebbe esporti a situazioni potenzialmente eccedenti le tue capacità di coping, ossia di fronteggiamento psicofisico dei futuri scenari di impiego.
Colloquio Commissione Accertamenti Attitudinali – Metodo Invictus
Se alla luce di quanto sopra esposto, desideri affrontare il Colloquio collegiale con la Commissione per gli Accertamenti Attitudinali con maggiore consapevolezza e autoefficacia, contattami.
Sono il dott. Vincenzo Castaldo, già Capitano Psicologo Selettore Militare e, in passato, anche membro tecnico di Commissione per gli accertamenti attitudinali.
Per diversi anni, dunque, sono stato proprio uno di quei selettori che incontrerai al tuo concorso.
Grazie alla mia esperienza pluriennale nella selezione e nella preparazione psicoattitudinale, pertanto, posso riproporre un accertamento attitudinale estremamente efficace e accurato (batteria Test Psicoattitudinali + Colloquio Psicoattitudinale).
Scopo dell’accertamento sarà, innanzitutto, effettuare una REALE valutazione psicoattitudinale, proprio come faranno i selettori del tuo concorso.
Inoltre, sulla base di questa valutazione preliminare e grazie all’attività di orientamento psicoattitudinale, ti fornirò tutte le indicazioni per orientarti e migliorarti altrettanto realmente a livello psicologico e attitudinale.
Infine, al termine degli incontri, sarà garantito supporto psicoattitudinale (domande, dubbi e rivalutazioni) fino al giorno dei tuoi accertamenti veri e propri.
Invictus Concorsi non prepara le risposte, ma la Persona che risponde.