Concorsi Insegnanti e Selezione Psicoattitudinale: una scelta doverosa per individuare capacità emotive e competenze relazionali.
Con un ex Ufficiale Psicologo addetto alla Selezione Psicoattitudinale.
Premessa
Diceva Nelson Mandela: “L’Istruzione è l’arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo”.
Malala Yousafzai, altro premio nobel per la pace, afferma: “Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”.
Ancora, Umberto Galimberti, Filosofo, Accademico, Psicoanalista e Giornalista dei nostri giorni, in un suo intervento affermò: “Dovrebbero essere selezionati con test della personalità per evitare che docenti non in grado di insegnare e di appassionare rovinino in 40 anni di carriera la vita di intere generazioni di studenti”, riferendosi al processo di selezione degli insegnanti.
Insomma, credo di aver le spalle ben coperte quanto a importanza che rivestono gli enti di formazione scolastica e, ancor più, i suoi insegnanti.
Eppure, nonostante questa centralità, il processo selettivo attuale previsto per gli insegnanti di ogni ordine e grado non prevede alcuna valutazione psicoattitudinale.
Concorsi Insegnanti e Selezione Psicoattitudinale: una scelta doverosa.
Perché ritengo assolutamente indispensabile questo step concorsuale e valutativo?
La risposta è delle più semplici e banali che si possano immaginare.
Perché non esiste una corrispondenza certa e univoca tra il sapere e il saper essere/fare.
Detto altrimenti, io posso essere anche l’insegnante più dotto e preparato di questo mondo e, al contempo, posso risultare non adatto per l’insegnamento. Ovvero condividere con i giovani quel sapere che sono stato in grado/capace di costruire con il mio percorso accademico.
E non bisogna andare a cercare illustri articoli scientifici per corroborare l’affermazione di cui sopra. Sono certo che ognuno di noi potrà genuinamente richiamare alla memoria quello/a o quegli insegnanti che avrebbero fatto meno danni/meglio in altri contesti professionali.
Questo potrebbe accadere (nell’ordine delle possibilità, ovviamente, le due cose possono anche andare di pari passo) perché mentre il sapere affonda le radici, prevalentemente, nelle capacità cognitive, il saper fare e, ancor più, il saper essere (insegnante) affondano le radici prevalentemente nelle capacità emotive e relazionali.
Per questo motivo, le selezioni attuali, totalmente incentrate su graduatorie, titoli e prove tecniche, se non includeranno (e al più presto) appositi test, colloqui individuali e di gruppo di natura psicoattitudinale, potranno dire sostanzialmente nulla sulle reali capacità di insegnamento di un docente, per quanto accademicamente preparato/a.
Insegnamento e Responsabilità Sociale
Se pensiamo per un attimo alla premessa di questo post, che rimanda all’assoluta centralità dell’educazione e della formazione, non solo da un punto di vista meramente dottrinale, ma anche e soprattutto da un punto di vista educativo, formativo, sociale, culturale, civico e, infine, economico di un Paese o di un popolo, una simile valutazione non può che ritenersi auspicabile e doverosa.
Anche se oggi non sempre gli insegnanti fungono da punto di riferimento aggiuntivo/alternativo al nucleo familiare come in passato (fatto questo che imputo solo in parte agli insegnanti, sempre più in preda ad una sorta di impotenza professionale appresa, poiché una buona parte di responsabilità la attribuisco a noi genitori che, abdicando al nostro ruolo “anche” normativo e totalmente sbilanciati sul versante emotivo, facciamo fatica noi per primi a porre leggi e limiti ai nostri figli), credo che si possa invertire (per lo meno in parte) questa rotta-deriva, appunto, garantendo un processo selettivo in grado di discriminare tra insegnanti efficaci e insegnanti inadatti al ruolo.
E non bisogna andare nelle consuete Francia e Germania per inventarci buone prassi.
Ce le abbiamo noi e sono delle eccellenze.
Ovviamente mi riferisco agli accertamenti attitudinali previsti per le Forze Armate e le Forze dell’Ordine. Per quanto perfettibili sempre e per definizione, ritengo che siano i processi selettivi più accurati e approfonditi nel panorma pubblico italiano.
Concorsi Insegnanti e Selezione Psicoattitudinale
Nello specifico, e con la viva speranza che questo post, chissà, magari verrà letto da qualche tecnico del Ministero dell’Istruzione, sarebbe sufficiente prevedere tre valutazioni psicoattitudinali.
Uno primo step di natura meramente clinica, dovrebbe prevedere una batteria di test di personalità e colloqui psicologici/psichiatrici. Il fine sarebbe quello di verificare il grado di armonia e di integrazione personologica del/la candidato/a.
Questo primo step è considerabile, come in ambito militare, condizione necessaria ma non sufficiente. Pertanto, in seconda battuta, si potrebbero prevedere delle prove di gruppo (assessment center) per valutare maggiormente le capacità comunicative e le competenze emotive e relazionali.
Infine, sempre sulla stessa scorta delle nostre Forze Armate, si potrebbe prevedere un tirocinio selettivo. Ovvero un periodo in cui l’aspirante insegnante viene invitato/a a misurarsi con una classe reale, in modo da appurare direttamente “sul campo” le attitudini all’insegnamento.
Il tutto, perché no, cogliendo al contempo l’occasione di semplificare le attuali procedure concorsuali che, tra crediti, graduatorie e abilitazioni, da quel che sono stato in grado di capirne, hanno reso la capacità di inviare la domanda di partecipazione una sorta di concorso nel concorso.
Conclusioni
Prima di augurare buona fortuna ai nostri figli, almeno fino a quando non si prevederà una selezione psicoattitudinale seria anche per i nostri insegnanti, ci terrei a fare una precisazione altrettanto doverosa.
Non si ritiene in questa sede nemmeno per un istante generalizzare le criticità di cui sopra all’intero comparto insegnanti che, per quanto possa valere la mia opinione, ritengo per la maggior parte preparato e appassionato.
Tuttavia, per non lasciare tutto al caso e per ridurre al minimo la possibilità che vincano i concorsi candidati/e non adatti/e a svolgere questo delicato e cruciale compito educativo e formativo, ribadisco l’assoluta necessità di integrare gli attuali processi selettivi con delle prove concorsuali di natura psicoattitudinale.
O Capitano! Mio Capitano!